L'ultima sparata del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis(noi imprenditori dobbiamo metterci d'accordo per un campionato europeo per clubs)ci da lo spunto per affrontare un tema che è sul tavolo oramai da 3 decenni,possiamo dire fin da quando Silvio berlusconi acquistò il Milan con un progetto di respiro internazionale.
L'Uefa ha sempre respinto questa ipotesi temendo di non poter avere più alcun controllo sui maggiori clubs europei,celando ciò con la scusante poco credibile che essa deve rappresentare tutte le federazioni,anche le più piccole e povere;in realtà per mantenere sotto il proprio ombrello quella che a tutti gli effetti è diventata un'industria il massimo organismo ha dovuto nel tempo fare diverse concessioni che per un certo periodo accontentano i clubs più potenti,almeno finchè non aumentano i ricavi e quindi la giostra ricomincia.
Ad inizio anni 90' si è passati dalla formula ad eliminazione diretta a quella parzialmente a gironi per la Coppa dei Campioni,salvo poi nel corso degli anni e sotto la crescente pressione del G 14 che rappresentava le società più potenti snaturare in maniera definitiva la massima competizione europea ammettendo le più teams per paese e dando vita quindi alla Champions League,se dal punto di vista commerciale quest'operazione è sicuramente un successo,da quello sportivo lascia parecchi dubbi in quanto costringe squadre campioni nazionali di piccole nazioni ad infiniti turni preliminari per accedervi,mentre qualifica direttamente ai gironi clubs delle federazioni maggiori,senza contare che permette la vittoria a squadre che l'anno prima sono giunte con 25/30 punti di ritardo dai propri campioni nazionali.
A condire la macedonia venutasi a creare ci si è messa la sentenza Bosman che ha permesso la libera circolazione dei giocatori comunitari,consentendo alle formazioni più ricche di andare a pescare ovunque ed aumentando a dismisura il gap tecnico con le rivali meno abbienti;la prova di quanto detto sta nel fatto che oramai in fondo alla Champions League arrivano sempre le solite note e che il mercato è dominato da un ristretto manipolo di oligarchi.
Risultando più folkloristico che altro il fatto che il Napoli possa venire ammesso ad un'ipotetico campionato europeo,la scelta da fare è oramai ben precisa ed inevitasbile se si vuole che il calcio rimanga uno sport:o si trova la maniera di tornare in qualche modo alle origini salvaguardando gli introiti commerciali,oppure si lascia campo aperto a chi davvero vuole una superlega a numero chiuso in stile americano e si organizza un'attività complementare ed alternativa per gli altri;anche questo sarà un problema da affrontare per il neo eletto presidente della Fifa Gianni Infantino.
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