mercoledì 9 marzo 2016

Garrincha

Il suo nome è sinonimo di estro,fantasia ed imprevedibilità allo stato puro,il suo numero 7 per i brasiliani vale quanto il 10 di Pelè:stiamo parlando di Manoel Francisco dos Santos ma da tutti conosciuto come Garrincha dal nome di un'uccello tropicale che ricordava con le sue movenze felpate in campo.
 Una malformazione ossea dovuta ad una forma di poliomelite avuta nell'infanzia lo costringe ad una evidente zoppia,cosa che unita al fatto di essere di costituzione gli sbarra le porte di tutti i team con cui effettua un provino tra i quali Fluminense e Vasco de Gama:mai scelta sarà più rimpianta quando il giovane Garrincha,che nel frattempo all'età di quindici anni è già sposato e poco più tardi diventa padre a ripetizione,esordisce con la squadra della sua vita ovvero il Botafogo ed inizia ad entusiasmare le folle con suo dribbling ubriacante e le sue finte e controfinte irridenti che mandano al manicomio i difensori avversari.
Esordisce in nazionale all'età di 22 anni ed è tra i grandi protagonisti del primo titolo mondiale del Brasile,dove solo la stella splendente del giovanissimo Pelè gli impedisce di assurgere a vedette assoluta;è però quella una nazionale verdeoro che può contare anche su Vava,Didi,Djalma Santos,Gilmar e tanti altri giocatori di prestigio.
Tra la Coppa del Mondo svedese e quella cilena del 62' vince in patria col Botafogo trascinando le folle col suo gioco ubriacante, e ahimè non c'è solo quello di ubriacante nella sua vita perchè nonostante la carriera da professionista lui prende tutto alla leggera,a volte non sa nemmeno contro chi giocherà la partita dopo,e questo suo spirito lo porta a saltare allenamenti o a presentarsi alle partite non proprio sobrio a causa di sbronze di birra con gli amici.
In Cile Pelè si infortuna subito e non rientrerà più ma il Brasile si riconferma la squadra più forte e stavolta a primeggiare su tutti è proprio Garrincha che guida i compagni alla doppietta iridata,la seconda dopo quella dell'Italia;è quello il culmine della sua parabola ascendente anche perchè tornato in patria abbandona moglie e figli per unirsi con una cantante che sarà in parte la sua rovina.
A metà anni sessanta lascia il Botafogo che già non è più lui,e da li cambierà parecchie squadre giocando un pò qua un pò la ma senza lasciare il segno;di pari passo iniziano le sue sventure che lo porteranno a vivere anche in Italia per sfuggire ai fantasmi di una condanna per omicidio colposo in stato di ubriachezza,tornerà quindi in Brasile ma la sua vita si spegnerà nel 1983 a soli 50 anni per le complicanze dell'abuso di alcool che più volte lo avevano portato ad essere ricoverato per disintossicarsi.
Se ne va cosi probabilmente la più grande ala destra di sempre,un dribblomane folle amato a dismisura dal suo popolo che piangerà per sempre Mane Garrincha.

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