E' stato per molti anni una bandiera dell'Inter quando questa parola nel calcio aveva ancora un suo significato,ma ad un certo punto sono mancati i presuopposti perchè questa storia d'amore durase fino a fine carriera;Walter Zenga non è mai stato tipo da mezze midureo da frasi di comodo,e per questo è statoamato dai propri tifosi quanto odiato da quelli avversari.
Dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile nerazzurro come si usava un tempo, viene mandato a farsi le ossa nelle serie minori prima di tornare alla casa madre dove per oltre 10 stagioni difende i pali della beneamata che però non sta vivendo il miglior momento della sua storia;ciò nonostante Zenga è grande protagonista dello scudetto dei record 1989 e vince anche due Coppe Uefa nel 91' e nel 94',anno che segnerà la sua rottura con l'ambiente milanese.
In nazionale è presente come terzo portiere a Messico 86',diventando titolare inamovibile del ruolo dopo la rassegna iridata anche se molti gli preferirebbero lo juventini Tacconi;disputa come tutta la difesa italiana un torneo perfetto a Italia 90' fino alla semifinale contro l'Argentina dove un estemporaneo goal di testa di Caniggia condannerà gli azzurri ai rigori poi persi.Molto criticato dopo quell'avvenimento,rimarrà in sella per il primissimo periodo dell'era Sacchi salvo poi venier defenestrato dall'uomo di Fusignano come molti fedelissimi dell'ex CT Vicini.
Chiusa la parabola nerazzurra visuta sempre ai 100 all'ora,più da tifoso che da calciatore forse,spende gli ultimi anni di carriera tra Sampdoria e Padova prima di volare verso gli Stati Uniti dove sarà uno dei primi ambasciatori della neonata Mls;e proprio in America inizia l'avventura come allenatore che lo porterà sulle panchine di mezzo mondo con fortune alterne,girando tra Serbia,Romania,mondo arabo e con qualche ritorno a casa ogni tanto mai perè particolarmente fortunato.
Il suo sogno era di fare parte dell'Inter,da calciatore ci è sicuramente riuscito e con un ruolo da protagonista,da allenatore probabilmente non potrà mai guidare gli uomini che vestono i suoi colori del cuore come lui desidererebbe.
Dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile nerazzurro come si usava un tempo, viene mandato a farsi le ossa nelle serie minori prima di tornare alla casa madre dove per oltre 10 stagioni difende i pali della beneamata che però non sta vivendo il miglior momento della sua storia;ciò nonostante Zenga è grande protagonista dello scudetto dei record 1989 e vince anche due Coppe Uefa nel 91' e nel 94',anno che segnerà la sua rottura con l'ambiente milanese.
In nazionale è presente come terzo portiere a Messico 86',diventando titolare inamovibile del ruolo dopo la rassegna iridata anche se molti gli preferirebbero lo juventini Tacconi;disputa come tutta la difesa italiana un torneo perfetto a Italia 90' fino alla semifinale contro l'Argentina dove un estemporaneo goal di testa di Caniggia condannerà gli azzurri ai rigori poi persi.Molto criticato dopo quell'avvenimento,rimarrà in sella per il primissimo periodo dell'era Sacchi salvo poi venier defenestrato dall'uomo di Fusignano come molti fedelissimi dell'ex CT Vicini.
Chiusa la parabola nerazzurra visuta sempre ai 100 all'ora,più da tifoso che da calciatore forse,spende gli ultimi anni di carriera tra Sampdoria e Padova prima di volare verso gli Stati Uniti dove sarà uno dei primi ambasciatori della neonata Mls;e proprio in America inizia l'avventura come allenatore che lo porterà sulle panchine di mezzo mondo con fortune alterne,girando tra Serbia,Romania,mondo arabo e con qualche ritorno a casa ogni tanto mai perè particolarmente fortunato.
Il suo sogno era di fare parte dell'Inter,da calciatore ci è sicuramente riuscito e con un ruolo da protagonista,da allenatore probabilmente non potrà mai guidare gli uomini che vestono i suoi colori del cuore come lui desidererebbe.
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